09/04/2015  al 26/04/2015

Giovanni Del Brenna. Ibidem

Giovanni Del Brenna. Ibidem
Gogol&Company presenta una personale del fotografo Giovanni Del Brenna, che sarà presente la sera dell’inaugurazione, giovedì 9 marzo.                                      
La mostra, realizzata in collaborazione con la galleria di s.t. di Roma e curata da Matteo Di Castro, propone una selezione di  tredici immagini tratte dal progetto Ibidem: una ricognizione, sulla  metamorfosi delle grandi città, che tendono sempre più a somigliare l’una all’altra, a diventare lo “stesso posto” (in latino: ibidem). Da questa ricerca, sviluppata nel corso di sette anni utilizzando una Leica tradizionale con pellicola a colori,  ha preso poi forma un libro, con i testi dell’antropologo Marc Augé e della storica della fotografia Carole Naggar.        
Nato a Genova ma cresciuto a Rio de Janeiro, italiano di cultura francese, Giovanni Del Brenna ha poi vissuto tra Lisbona, Lille, Parigi, Londra, Milano, Napoli, Roma e New York, nutrendo il proprio lavoro di questo continuo  transito fra luoghi diversi.                                
Proprio a New York (dove studia all’International Center of Photography)  capisce che molti degli scenari che percorre e che sceglie di fotografare, avrebbero potuto essere messi a fuoco altrove.        
Nasce così l’idea di  abbinare le immagini di alcune metropoli  attraversate nel corso del tempo (Los Angeles, Londra, Berlino, New York, Parigi, Milano, Singapore, Hong Kong, Shanghai e Tokyo), per comporre il ritratto di un’unica città virtuale: Ibidem.
Il progetto è stato prodotto ed esposto per la prima volta in Francia nel 2011, nell’ambito della mostra "Nos Vi[ll]es" all’Arsenal di Metz.     
Il libro, edito in Olanda dal fotografo stesso, rende ancor più esplicito il suo obiettivo di “perdersi in una città immaginaria non sapendo più dove si è: si pensa di essere da qualche parte, si percepisce questo mondo come familiare, ma si è altrove”.           
Le immagini in mostra  documentano spesso  la condizione di isolamento della figura umana (in particolare quella maschile) nello spazio urbano, nonché la consistenza teatrale che ogni luogo-non luogo tende ad assumere.  
“Le cose non si abitano veramente, non coincidono più né con i loro luoghi né con i propri confini. Dubitano di se stesse e di noi e quindi diventano, istantaneamente, teatro”.          
(Carole Naggar)       

Il paradosso e la sfida di Giovanni Del Brenna sono doppi: percorrere il mondo per trovarvi il contrario della diversità, illustrare la solitudine e l'isolamento per condividerne con altri l'evidenza.
Questa contraddizione è feconda; è quella di ogni iniziativa artistica. Gli aspetti ricorrenti del mondo sono quelli dello sguardo che se ne impadronisce, e questo stesso sguardo ha bisogno di un testimone. Ogni arte in questo senso è sociale.       
Ma l'arte della fotografia è particolare: la fotografia seleziona isola, valorizza o mette in evidenza un dettaglio, una silhouette, una traccia che, per il solo fatto di questa attenzione, esprimono la mancanza e il bisogno di un'altra cosa. Questa mancanza, infine, è il loro segno distintivo ed è l'enigma dell'opera.
Tanto che alla fine ci si può chiedere: qual è esattamente l'oggetto della ricerca di Del Brenna: la solitudine del mondo o la sua? Certamente non si oppongono l'una all'altra e si comprende che cosa nello spettacolo del mondo di oggi affascina e cattura il nostro fotografo. Lost in translation: ritroviamo il paradosso iniziale; ci sentiamo vicini a coloro che esprimono così bene il nostro isolamento, e all'improvviso è come se fossimo un po' meno solitari – un po' più solidali?
E' questo in ogni caso che ci colpisce in queste fotografie dal fascino un po' disperato.”
(Marc Augé)

Luoghi

  • Gogol&Company; - Via Savona, 101 - Milano
             0245470449
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