30/09/2015  al 26/02/2016

Gabriele Picco. Ultimo dipinto

A cura di: Davide Ferri

Gabriele Picco. Ultimo dipinto
Roma, settembre 2015 – smART - polo per l'arte inaugura una nuova stagione di mostre con Ultimo dipinto, una personale di Gabriele Picco a cura di Davide Ferri.
Ultimo dipinto include circa cento dipinti realizzati dall’artista in un periodo di residenza svolto nella sede di smART durante la scorsa estate.
Ultimo dipinto non è solo una mostra di dipinti recenti: ognuno dei dipinti, contrassegnato dalla sigla LP (Last Painting), è proprio l’ultimo che l’artista avrebbe voluto fare ed è un tentativo di liberarsi da un vizio, com’era per le sigarette di Zeno Cosini ne La coscienza di Zeno.
Così ogni dipinto, essendo potenzialmente l’ultimo, contiene alcuni tratti emblematici della pittura di Gabriele Picco. La pittura, come il disegno e la scultura, accompagna l’artista fin dagli esordi: dai quadri che raccontavano storie, con figure sorprese in azioni vagamente grottesche e surreali (dipinti con tratti adolescenziali e dimessi), a quelli astratti dell’ultimo periodo (realizzati con la moka, con la polvere o con oggetti applicati su una superficie monocroma), fino agli ultimi dipinti, in cui il tempo si riannoda e tutte queste cose possono essere combinate assieme.
Ultimo dipinto è dunque la storia di un pittore e di una vita piena di dipinti, di una fine che non finisce, che si ripete ininterrottamente, la fine impossibile di un vizio che non smette mai di accompagnarti. 
E come accade con le sigarette nel celebre romanzo di Svevo, ogni ultimo dipinto rimanda inevitabilmente al primo.
Sabato 10 ottobre è in programma, nell’ambito dell’Undicesima Giornata del Contemporaneo, un laboratorio con l’artista sui temi della mostra.
Inoltre, com’è stato in occasione della precedente esposizione, sarà previsto un incontro di approfondimento del lavoro di Gabriele Picco, con la presenza del curatore Davide Ferri.
 
Riempirò gli spazi dei miei ultimi dipinti. Ci sarà anche il primo. L’ho recuperato a casa dei miei. Era il 1983. Avevo nove anni. Lo considero il mio primo quadro perché quella fu la prima volta che agii con la consapevolezza di voler realizzare qualcosa che non fosse un ritratto o un paesaggio. Doveva essere un’immagine pura, che avrebbe destabilizzato il mio piccolo pubblico di nonni, zii, cugini e compagni di scuola. Lo dipinsi proprio sul mio banco, durante la ricreazione. Presi un foglio, lo adagiai sul piano, mentre intorno a me i bambini scartavano le girelle Motta, i cracker e le tortine del Mulino Bianco. Con le matite colorate cominciai a tracciare dei segni, non doveva essere niente di riconoscibile, solo così avrei lasciato tutti a bocca aperta. Come era capitato a me una settimana prima, durante le vacanze di Natale quando a casa dello zio di Roma ero incappato in un quadro senza senso. Non c’era il cielo, non le montagne o gli alberi, né le case, figuriamoci le persone, coi loro occhi, le bocche, le dita delle mani. Niente capelli, né braccia, né gambe.  Niente di niente, solo segni e colori. Zio Alfredo mi disse che non dovevo avere paura.
Mi spiegò che in arte tutto era possibile, che si poteva davvero fare proprio tutto e non bisognava avere paura di niente. E io, piano piano, capii che stava accadendo qualcosa di importante e che la mia vita da quel momento sarebbe cambiata…
(Gabriele Picco)

Luoghi

  • SmART - polo per l'arte - Piazza Crati, 6/7 - 00199 Roma
             06 6478 1676
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