18/05/2019  al 06/06/2019

Franco Cipriano “Elegia sannitica”

A cura di: Luca Palermo

Franco Cipriano “Elegia sannitica” Annotazioni per “Elegia sannitica”
 
Nella memoria della terra sprofonda l’altrove del Senso - nel mistero di storie impossibili - l’oblio risuona del canto immemoriale delle cose, la pittura in ultima emersione dell’inspiegabile.
La materia ha i suoi abissi, dove è sospeso il mito e cade il logos, ¬ cavità sacra del corpo terrestre quando l’immemorabile risplende nel non-dove nella pittura generante le sue stesse radici.
Nei vortici delle persistenze mutevoli – nel distendersi corporeo di cromatico velario del magico e dell’indicibile, la camera sannitica della pittura è ‘camera picta’ della soglia del senso, dove l’immaginare è passione dell’inimmaginabile.
Nel fiorente erotico vuoto che si fa spazio il corpo dell’opera risuona di lontananze senza orizzonti, nel sogno di farsi terra senza mondo, in un’archeo-graphia dell’anima
nel  tempo senza storia,  dove il sentire pro-fondo è nel gesto prima del linguaggio.
Nelle materie trascendentali il soggetto si ritrae nel suo impersonale deporsi.
L’ombra alchemica della sannitica ninfa, emersa nella radura della passione, palpita nei sussultanti tremori della materia di luce - liturgia del colore incarnato, notturna aurora del sangue, in membra piegate del tramonto.   Elegia di sacra mancanza, nell’oscillazione dell’immagine in stratigrafie della rivelazione e del nascondimento.  È nella corporea controversia della visione eccedente il visibile che la pittura cerca le sue orme intemporali. Se prima e oltre il tempo delle cose, ma ‘nelle’ cose stesse, vedere può essere l’enigma eterno del gesto dell’essere, risonante nel libro illeggibile del Senso inesistente. Pittura di ascolto, nel visibile, di quello che mai fu e mai sarà. Sudari dell’irrappresentabile. Nell’elegia sannitica.      
 
Luca Palermo
Frammento da: “Per visibilia ad invisibilia. L’iconostasi di Franco Cipriano”
 
 […] La ricerca di Franco Cipriano si palesa (…) come una intensa pratica conoscitiva, una sorta di resurrectio memoriae dell’artista e del luogo che ospita le sue creazioni. Nella sua pittura non c’è spazioper il superfluo; finanche le figure e le tracce antropiche sembrano emergere con delicatezza quasi “romantica” a non voler disturbare, con la loro presenza, lo scorrere delle cose. È una pittura che mette continuamente in discussione sé stessa; una sorta di dialogo nell’accezione socratica del termine: una giustapposizione di entità che mira a giungere ad una verità da rimettere sempre in discussione. I dialoghi di Socrate risultano, spesso, “inconcludenti” proprio perché non chiudono la questione aperta e pronta ad essere nuovamente sottoposta a dialogo. In tal senso, la metodologia artistica portata avanti da Cipriano aderisce al concetto di incompiuto dal momento che è proprio nell’incompiutezza che si intravede anche nel suo ragionare sull’incomunicabilità dell’essere umano contemporaneo: i suoi libri sono non libri; non possono essere sfogliati, nessuna parola occupa lo spazio/pagina. Sembra quasi che Cipriano abbia preso a prestito le parole pronunciate, nel Fedro latonico, dal re egiziano Thamus e rivolte a Theuth, considerato l’inventore della scrittura: “tu offri ai discendenti l’apparenza, non la verità della sapienza; perché quand’essi mercé tua, avranno letto tante cose senza nessun insegnamento, si crederanno in possesso di molte cognizioni, pur essendo fondamentalmente rimasti ignoranti e saranno insopportabili agli altri perché avranno non la sapienza, ma la presunzione della sapienza”.
 

Luoghi

  • ARTE/STUDIO Gallery - Via Sant'Agostino, 15 - Benevento
             333 9242084

    (Arco di Traiano) - Orario: aperto il martedì e giovedì, dalle 17 alle 19, e su appuntamento Ingresso libero

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