08/03/2015  al 31/03/2015

Felice Farina. Memory Box

A cura di: Helia Hamedani

Felice Farina. Memory Box
"Siamo in un cubo vuoto, limitato dalle mura che contengono i nastri magnetici. Sono frammenti di memoria italiana dagli anni '60 fino ad oggi. 
Come funziona?
Con la partecipazione attiva del pubblico a far parlare i nastri magnetici del passato, qui e ora! Non ha niente a che fare con la gerarchia fattuale della storia accademica e non ha neanche una cronologia lineare.
Il lavoro di Felice Farina è una esperienza presente che riporta alla mente il passato e che può aiutarci anche a costruirci un futuro. Ha una funzione simile alle Madeleine di Proust: una circostanza casuale che fa riemergere improvvisamente un ricordo rimasto a lungo sepolto. Qui, invece di un sapore, abbiamo una memoria uditiva che con la performance dello spettatore risveglia l'inconscio e rivela quanto questo passato sia diverso da quello che crediamo di ricordare. Noi, che nel frattempo siamo diventati altri.
La memoria è un concetto sociale, ma sono le singole persone a ricordare in modo soggettivo. Concetto presente anche al centro  dell'ultimo film dell'artista Patria (oggi nelle sale).  Tre operai barricati sono sulla torretta di una piccola industria per protesta e, con le loro idee contrastanti, rileggono trent'anni di terrorismo, mafia, politica, mala giustizia, supportati da sconcertanti immagini di repertorio che risvegliano la memoria sopita." (Helia Hamedani )


Memory Box “La memoria non è una raccolta dei documenti depositati in buon ordine al fondo di chissà quale me stesso; essa vive e cambia; avvicina i pezzi di legno spenti per farne scaturire la fiamma.” Marguerite Yourcenar, Quoi? L'Éternité (1988) Siamo in un cubo vuoto, limitato dalle mura che contengono i nastri magnetici. Sono frammenti scelti dall’artista, della memoria collettiva italiana dagli anni ‘60 fino ad oggi. Come funziona? Con intervento di ognuno di noi, con la nostra partecipazione attiva! E’ il pubblico a far parlare i nastri magnetici del passato, qui e ora! Non ha a che fare con la gerarchia fattuale della storia accademica e non ha cronologia lineare. “Si potrebbe dire che in un certo senso la memoria rifiuta la morte e la storia l'accetta” (Anna Rossi-Doria, Memoria e storia. Il caso della deportazione, 1998) Il lavoro di Felice Farina è una esperienza presente che riporta alla mente il passato (e che può aiutarci anche a costruirci un futuro). Ha una funzione simile alla Madeleine di Proust: una circostanza casuale che fa riemergere improvvisamente un ricordo rimasto a lungo sepolto. Qui, invece di un sapore, abbiamo la memoria uditiva che nella circostanza performativa risveglia inconsciamente e rivela quanto questo passato sia diverso da quello che crediamo di ricordare. Noi, che nel frattempo siamo diventati altre persone. La voce è immateriale, non ha una consistenza tangibile. Qui va oltre la sua natura e ha un effetto fantasmatico. Si deve imparare come rivelare il suono con il movimento del corpo, ci vuole uno sforzo attento perché la memoria agisca. Con il suo movimento, la voce nega la morte e la ripropone con il suo svanire. La memoria è un concetto sociale, un mosaico costruito da tessere individuali; sono le singole persone a ricordare in modo soggettivo e ciascuna a scoprire a modo suo. "Quattro chiacchiere sulla memoria", cosa ricordiamo, quando ricordiamo, è l'evento che il 15 marzo, affronta il tema dell'artista.
 

 

Luoghi

  • Spazio Y - Via Dei Quintili, 144 - Roma
             342 09 54 011

    Giorni e orari di apertura dal Lunedì al Venerdì su appuntamento Sabato dalle 16.00 alle 19.00

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