21/01/2015  al 30/01/2015

Eva Tomei. Sulle ginocchia degli dei

A cura di: Barbara Martusciello - Testo di Claudio Corrivetti

Eva Tomei.   Sulle ginocchia degli dei
I temi dell’emigrazione e dell’immigrazione, il confronto con le civiltà globali, le famiglie che cambiano, tutto ciò che normalmente viene chiamato crisi, la trasformazione profonda e collettiva della struttura sociale sono  argomenti  volutamente toccati da questo suo nuovo progetto che, partendo dalla ricerca dei miti interiori dell’uomo, narra anche parte delle difficoltà emotive e sociali del periodo attuale.
 Scrive Barbara Martusciello: “(…) Eva Tomei si mette sulle tracce, o sulla scia, di alcuni percorsi di Ulisse nel Mare Nostrum e ne fissa, in bianco e nero, l’immanenza.”
Così chiarisce l’autrice, parlando di questo suo nuovo progetto: “Ulisse è il simbolo di chi sperimenta, ricerca, stupisce e si stupisce, di chi va alla scoperta del perché delle cose e delle ragioni di ciò che prova o incontra. Ulisse è anche l’eroe e il semidio che, attraverso un lungo viaggio e in una serie di tappe obbligate, ricostituisce e riconosce delle parti di sé. Queste tappe, fissate ed evocate in una serie di scatti in bianco e nero, rappresentano anche le fasi che ogni uomo affronta per evolversi, il percorso obbligato per un ritorno consapevole ai propri affetti”.
Le sue foto – prosegue la curatrice –  “sono enigmatiche, nonostante portino un frammento di effettività: lo spectrum è di incerta penetrazione e le sue immagini sono evocative. Studium e punctum, persino, talvolta si diluiscono… Ciò nonostante – e inevitabilmente, dato l’argomento che trattano – richiamano, d’inciampo, l’attualità, citando il dramma dei migranti, delle carrette del mare. (…) Grecia, Turchia, Tunisia sono i luoghi di Odisseo che oggi hanno veste diversa, fusione di passato e presente e sovrapposizione tra realtà: quella del poema, quella filtrata attraverso gli occhi dell’operator e la realtà-reale (se mai ne esistesse una sola). Quel che è certo è che l’incontro con i posti – vissuti non da turisti ma da viaggiatori – e con tutto quel che ne consegue e che si incontra, genera cambiamento e porta conoscenza e, direi, anche una nuova coscienza. Ulisse vuole tornare a casa, prova il sentimento della nostalgia, sente il richiamo delle radici e desidera il ricongiungimento. Eva ce lo fa percepire da quella malinconica atmosfera con cui permea le sue fotografie. Il compimento dell’errare epico avrà il lieto fine e nulla sarà più come prima poiché un cammino – come avveniva anche per i Grand Tour di storica memoria – forma se stessi, fatalmente porta a un’evoluzione, allo svelamento, a non essere ciechi: non nel senso attribuito alla condizione di Omero, “colui che non vede”, a cui si dava connotazione di doti profetiche e saggezza aiutata dalle Muse; ma a quello indicato da Josef Koudelka: "Quando vivi in un luogo a lungo, diventi cieco perché non osservi più nulla. Io viaggio per non diventare cieco."”.
 Non a caso, è lo stesso Ulisse a  dire: “Niente è più dolce della patria e dei padri, anche se uno, lontano, in una casa ricchissima vive, ma in terra straniera, lontano dai padri”.

Luoghi

  • Biblioteca Rispoli - Piazza Grazioli, 4 - 00186 Roma
         06 45460566    06 45460562
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