10/04/2013  al 09/05/2013

Emilio Isgro'. Storie rosse

Emilio Isgro'. Storie rosse

Scrive Carlo Franza:
Il Liceo Artistico di Brera a Milano nel quadro delle grandi mostre che annualmente presenta da anni ai suoi studenti, ha trovato indicativo ora proporre un nome e un artista come Emilio Isgrò, figura capitale dell'arte contemporanea. E lo fa con una mostra che non abbraccia l'intero percorso dell'artista meglio conosciuto per le sue “cancellature”, ma con un capitolo che più s'avvicina anche allo studio della storia, ovvero agli interessi storico-sociali e ideologici che animano le nuove generazioni. Da qui la scelta delle “Storie rosse”. Ha scritto Gilles Deleuze: “Tutti i contenuti vanno bene, a condizione che ne forniscano un'interpretazione del libro, ma riguardino l'uso e che lo moltiplichino, che creino un altro linguaggio all'interno del suo linguaggio”. Alla luce di ciò per l'intero lavoro dell'artista Emilio Isgrò è stato impossibile separare la storia dell'arte dal suo sfondo sociale e ideologico.
Nel caso delle “Storie rosse” si vede come esse siano andate a certificare l'analoga volontà di rivelare le strutture invisibili dell'apparato ideologico, abbiano decostruito sistemi di rappresentazione, e abbiano girato intorno a una definizione dell'arte come informazione visiva. Le Storie rosse sono una cartella di dieci tavole uscite nel 1974 in un'edizione Studio Nino Soldano a Milano. Le Storie rosse sono una metafora forte, tradotta graficamente,di quelle che sono state le rivoluzioni socialiste, all'interno del grande piano delle rivoluzioni novecentesche. Si leggono attraverso grandi rettangoli rossi, colore emblematico delle lotte del proletariato. Gli eroi delle lotte popolari non ci sono, ovvero sono stati “cancellati”, di essi rimane solo una didascalia che ne racconta le gesta, una frase minima che ne indica un riferimento storico. Ecco, Trotskij cade, Fidel Castro sale, Rosa Luxemburg passeggia, Mao Tse-tung dorme, ecc.
Lo spazio rosso in Isgrò riprende l'importanza dello spazio bianco nella poesia e nel gioco di Mallarmè, come silenzio circostante a un componimento nel suo insieme. E' una metafora visiva, grafica, oggetto anche di un guardare assai poco codificato, e dunque insolitamente libero per davvero in quanto guardare, di cogliere ogni dettaglio dell'organizzazione visiva e di interpretarlo nei propri termini, che sono poi diversi da quelli del leggere. Queste storie rosse ci paiono possano essere lette in quella traiettoria tra poesia visiva e poesia concreta così estremista e così apocalittica, cui Isgrò si è rivelato negli anni grande artista concettuale. Quelle frasi calate all'interno delle tavole rosse sono un leggere che rimane di solito leggermente preminente ,dato che esso definisce il contesto di senso in cui anche le componenti più schiettamente visive vanno interpretate. Anche il contesto, in questo caso rosso, in cui un testo si presenta al mondo fa la sua parte nel deciderne le modalità prevalenti di lettura. Il guardare poi rimanda a una logica sequenziale, giacchè il rosso di ogni lavoro rimanda a quella frase contaminante, a una lettura che rimette in gioco il guardare, e diventa qui pertinente anche la visione d'insieme, e dunque il rapporto fra la visione d'insieme e la fruizione sequenziale. Le storie rosse sono un'unità visiva, un'opera il cui senso deriva tanto dal leggere quanto dal guardare,indissolubilmente. E' un'immersione visiva nel colore, il rosso rivoluzionario fatto di passione e di sangue, all'interno di una fascinazione il cui tono si regge proprio sulla frase collimante.
Sicchè il suo “io cancello le parole per custodirle, è un gesto di salvezza”, è stata una fortemente lucida e ideologica riflessione sulla storia passata e presente. Breve biografia dell’artista Emilio Isgrò (Barcellona di Sicilia, 1937) ha cominciato a produrre nel 1964 le prime Cancellature, subito accolte da gallerie e musei di tutto il mondo. Più volte invitato alla Biennale di Venezia (1972, 1978, 1986 1993), nel 1977 ha ricevuto il primo premio alla Biennale di San Paolo.
Risale al 1985 l'opera multimediale La veglia di Bach, allestita su committenza del Teatro alla Scala nell'ex Chiesa di San Carpoforo. Nel 1998 ha donato alla città natale la gigantesca scultura Seme d'arancia come segno di rinascita dei paesi mediterranei, mentre nel 2008 il Centro Luigi Pecci di Prato gli ha reso omaggio con la retrospettiva Dichiaro di essere Emilio Isgrò. Tra le mostre più recenti sono da ricordare Fratelli d'Italia (Gallerie del Credito Valtellinese, Milano- Acireale, 2009), Disobbedisco. Sbarco a Marsala e altre Sicilie (Convento del Carmine, Marsala, 2010), Var ve yok (Taksim Sanat Galerisi, Istanbul, 2010), Codici ottomani (Boghossian Foundation, Bruxelles, 2011).
Nel 2011 ha presentato La Costituzione cancellata (prodotta dalla Boxart) alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, realizzando nel maggio dello stesso anno, all’Università Bocconi di Milano, l’opera pedagogica Cancellazione del debito pubblico, inaugurata da Mario Monti. Attualmente una sala del Mart di Rovereto è riservata all'opera Cancello il Manifesto del Futurismo, mentre le Gallerie d'Italia ripropongono a Milano L'ora italiana (1985-1986) e la Gnam di Roma annuncia per il prossimo giugno una grande antologica. La sua attività di poeta, narratore e drammaturgo, è testimoniata da numerosi libri, scritti e pubblicazioni, nonché dalla trilogia siciliana L'Orestea di Gibellina (1983-1985), che ha segnato una svolta epocale nel teatro degli anni ottanta e alla quale sono oggi intitolate le annuali "Orestiadi".


Luoghi

  • Spazio Laboratorio Hajech - Via Camillo Hajech, 27 - Milano
             02 713443     02 76110185

    Orari: Da lunedì a venerdì ore 9.30-14.30 Sabato ore 9.30-12.30 Ingresso libero

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