19/09/2019  al 04/10/2019

Edegildo Zava "Commuters- circleline 90/91"

A cura di: Testo di Roberto Borghi

Edegildo Zava "Commuters- circleline 90/91" FANTASMI DELLA 90/91 di Roberto Borghi:
Nel novembre del 1913, quando sulla rivista “Humanitas” esce il suo articolo intitolato I fantasmi dei vivi e dei morti, Anton Giulio Bragaglia è appena stato sconfessato da Umberto Boccioni e da altri esponenti di spicco del futurismo. Le sue ricerche sulla fotodinamica, secondo i firmatari del Manifesto dei pittori futuristi, non si situano nel campo dell’arte, ma in quello della tecnica fotografica, poiché sono tese a riprodurre schematicamente le fasi dei moti corporei.
Bragaglia in realtà ha ben altre intenzioni: come scrive in Fotodinamismo futurista, il volume dato alle stampe il 30 giugno 1913 grazie all’apporto finanziario di Filippo T. Marinetti, lo scopo preminente delle sue sperimentazioni consiste nella «visualizzazione dell’incorporeo», di «ciò che superficialmente non si vede» in quanto rappresenta «la pura essenza delle cose». Nell’articolo pubblicato su “Humanitas”, tale «pura essenza» viene declinata in «eterica», «astrale» e «mentale», secondo una tripartizione propria delle dottrine ermetiche ripresa poi dalla letteratura spiritista. In breve: i fantasmi, per Bragaglia, esistono, e possono finanche essere fotografati, ma lui è più interessato a quelli dei vivi – alle essenze impalpabili degli individui – che a quelli dei morti.
Nei fotodinamismi di Bragaglia possiamo in fondo riconoscere gli antenati degli scatti che Edegildo Zava ha raccolto in questo catalogo. E non tanto perché in qualche modo gli assomigliano, come ha fatto notare più di un critico, semmai in quanto hanno a che fare con i fantasmi.
Zava, che io sappia, non partecipa a sedute spiritiche – a differenza dei futuristi che, nella quasi totalità dei membri del nucleo storico, erano attratti da «quelle zone meno scandagliate della realtà che comprendono i fenomeni del medianismo, dello psichismo, della rabdomanzia, della divinazione, della telepatia», come si può leggere nel manifesto del 1916 dedicato a La scienza futurista (antitedesca-avventurosa-capricciosa-sicurezzofoba-ebbra d’ignoto) –, però da anni conduce una ricerca fotografica alla quale ha dato il titolo di Poltergeist. Un titolo da prendere alla lettera, cioè come spirito, entità immateriale (in tedesco geist) che bussa (poltern), che si fa sentire attraverso un movimento sussultorio, una vibrazione.
Protagonisti dei primi Poltergeist sono stati clochard, artisti di strada, passeggeri sonnecchianti di metropolitane: figure tanto anonime quanto stranianti, catturate attraverso l’obiettivo dello smartphone nel corso di viaggi in città straniere. Ad accomunare tra loro questi soggetti, e a riconnetterli ai commuters della 90/91, è il tono emotivo all’insegna del perturbante, di un’inquietudine remota e indefinibile che riaffiora dal profondo. Questo leitmotiv si fa tanto più intenso, quanto più astratta è l’immagine che lo propone: il poltergeist all’ennesima potenza è quello in cui lo spirito si risolve interamente nel suo sussulto, coincide con la sua vibrazione.
Proprio di mere vibrazioni luminose sono composte le immagini più efficaci del ciclo dedicato ai commuters, i viaggiatori abituali della 90/91, una linea circolare di autobus che connette la media periferia di Milano con l'estrema. Zava si serve di questo lungo e un po' minaccioso autosnodato da quasi un decennio e, nel corso del tempo, ha potuto constatare quanto poco sia mutata l'umanità che l'affolla: una mescolanza di ceti e identità, un amalgama di degrado e allarmante esuberanza. Fotografata nelle ore serali, colta attraverso i riverberi dei finestrini, in un gioco di trasparenze e sovrapposizioni, si rivela per quello che forse è: una congerie di fantasmi, anche se di fantasmi dei vivi.
Dal testo CIRCOLARE di Eugenio Di Donato:
Esco. È umido. Il cielo è denso di pioggia. È notte. Salgo sulla novanta, è mezza vuota. Mi siedo e schiaccio il naso contro il vetro. Guardo fuori. Auto puttane lampioni, e la striscia d’asfalto nuovo, nero e fumante che si allunga sotto la città. Fa caldo, la camicia si incolla alla pelle, mi serra il torace e le ascelle, sembro un lombrico sudato. Boccheggio.(...)

Luoghi

  • Galleria Scoglio di Quarto - Via Scoglio di Quarto, 4 - Milano
             0258317556      3485630381

    Aperto da martedì al sabato: dalle ore 17.00 alle 19.30. o per appuntamento

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