Cibo per gli occhi
George Bernard Shaw scriveva che l’unico amore sincero fosse quello per il cibo, di certo, al di là delle strette necessità di sopravvivenza, è ed è sempre stato oggetto di desiderio, fonte di piacere e musa ispiratrice per artisti di ogni tempo.
Dalle pagine della letteratura latina a quelle odierne, ci perdiamo in descrizioni di piatti succulenti, banchetti pantagruelici e ricette sopraffine, create per far nascere o alimentare amori e passioni.
Le arti figurative non sono certo da meno, ricordiamo le opulenti nature morte secentesche, dove cespi d’insalata e cosciotti di bue troneggiano nella loro “florida bellezza” come Veneri al bagno, e sul versante più introspettivo e filosofico contempliamo frutti, descritti nel loro progressivo marcire, come monito all’ineluttabilità del tempo e alla fragilità umana.
Potremmo dire insomma che il cibo sia “uno specchio dell’anima”, una metafora dei nostri pensieri sul mondo, un veicolo per esprimere nei stessi, che in fondo come dice un vecchio detto “siamo quello che mangiamo” o meglio quello che vorremmo o non vorremmo mangiare.
Per questa mostra abbiamo invitato alcuni artisti a presentarci attraverso alcune opere la loro visione del mondo, o meglio del cibo.
Tra le opere esposte ricordiamo le nature morte dipinte di Maurizio Bottoni ed Agostino Arrivabene, dove il tema della vanitas si alterna ad una visione più contemplativa e celebrativa, sempre nel segno della tradizione pittorica.
A questi si aggiungono i dipinti di Alberto Andreis, Gianluca Corona e Ilaria Morganti.
Marco Ravenna scolpisce nel marmo di Carrara dei piccoli Hamburghers, simbolo della cultura contemporanea, mentre Andrej Mussa ci racconta frammenti di vita quotidiana con l’ausilio di vecchie polaroid inserite all’interno dei dipinti.
Un tocco noir viene da una scultura di Paolo Schmidlin intitolata “La signora è servita”.
Luoghi
www.barbarafrigeriogallery.it 02 36593924
orario ma-sa 10-13 16-19.30