23/01/2019  al 23/03/2019

Astrid Svangren "Her spinning takes place near the mouth / I see what I eat / I eat what I see / It is an eating that is about risk"

A cura di: Nina Wöhlk

Astrid Svangren  "Her spinning takes place near the mouth / I see what I eat / I eat what I see / It is an eating that is about risk" Mercoledì 23 gennaio alle ore 18:30 Quartz Studio ha il piacere di presentare lei tesse vicino alla bocca / vedo ciò che mangio / mangio ciò che vedo / mangiare è un pò rischiare, la prima mostra personale in Italia dell'artista svedese Astrid Svangren (Göteborg, Svezia, 1972), proposta dalla curatrice danese Nina Wöhlk.

L'installazione site-specific studiata per Quartz Studio cerca di pensare, attraverso il colore, come un essere vivente, dotato della capacità di agire, influenzare ed essere influenzato dal contesto che gli conferisce la forma. Esplora il colore come linguaggio che dà significato a emozioni, pensieri, sogni e a tutte le loro contraddizioni, opponendosi ad ogni altra forma espressiva. Il colore non si piega al linguaggio, si conosce solo se viene vissuto. Il lavoro è il tentativo di conoscere ciò che non si può dire.
Si presenta sotto forma di un ambiente domestico e femminile in senso astratto, con un telaio a mano, un forno a legna e arredi casalinghi tipo mensole, tavoli, specchi e ganci a cui appendere i ricordi. Lo spazio è tuttavia privo di presenza umana: qui non abita una persona, ma il colore, che si muove intorno agli oggetti e li penetra. È il colore a dare vita alle cose suscitando l’idea dei ricordi che racchiudono, quelli che attribuiamo loro quando le vediamo. Il colore è il rosso.
Rosso come il primo fuoco, la prima luce, il primo sangue che donò la vita. Però è caldo, quindi dà anche la sensazione di esserci sempre stato. L’opera esprime l’idea di una cosa che potrebbe essere ridotta a un unico punto d’origine, ma è al tempo stesso in divenire, perpetua. Impossibile collocarla nel tempo. Esiste e basta. È racchiusa in una stanza con una porta finestra, che guarda dentro, ad un’estremità. Suscita la riflessione proprio come quella introspettiva. Al tempo stesso, però, tenta anche di sfuggire in vari modi allo spazio attraverso tubi, cavi e altri mezzi segreti. Non è chiaro se la stanza sia una casa o una gabbia. Per saperlo bisogna esplorarla in profondità, indagare come colore, significato, sogni e ricordi s’intreccino ad una particolare follia che forse non sarà mai conosciuta appieno. La conoscenza viene così turbata e resta soltanto l’esperienza.

Le opere di Astrid Svangren si collocano al limite della pittura. Superando le tradizionali tele incorniciate, sono volumi tridimensionali realizzati con tessuti, fogli di alluminio e oggetti trovati. Racchiudono segni, tracce e gesti, non sono meri strumenti concettuali per pensieri e idee, da osservare e interpretare, ma vanno vissuti. Per l’artista, l’esperienza travalica i confini della parola. Esponente di una nuova consapevolezza che critica i canoni concettuali dominanti del pensiero occidentale, Svangren amplifica i mezzi di comunicazione paralinguistici, il multisensoriale e il femminile. Le sue opere si rifanno a quelle degli artisti Eva Hesse, Lynda Bengalis e Robert Smithson, e le poetesse Hélene Cixous, Katarina Frostenson e Inger Christensen sono per lei costante fonte d’ispirazi

Luoghi

  • Quartz Studio - Via Giulia di Barolo, 18/D - Torino - Italia
             338 4290085     011 8264640

    su appuntamento ingresso libero

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