15/01/2017  al 05/02/2017

Alessandro Lercara. Echi da Auschwitz

A cura di: Barbara Odetto

Alessandro Lercara. Echi da Auschwitz
 
La mostra itinerante dal 2012 è stata realizzata grazie all’Associazione Mai tardi-Amici di Nuto e alla Fondazione Nuto Revelli Onlus che, con il finanziamento dei Comuni di Borgo San Dalmazzo, Cuneo, Fossano e Saluzzo hanno permesso la stampa delle opere.
Il progetto nasce da un’esperienza vissuta nel 2011 dal fotografo Alessandro Lercara e dalla giornalista Barbara Odetto all’interno dei campi di concentramento Auschwitz-Birkenau. Saliti sul Treno della Memoria, organizzato dall’Associazione torinese Terra del Fuoco, i due vivono la desolazione dei luoghi dell’Olocausto. Racconta la giornalista: «Dopo un primo momento in cui scattare una foto o scrivere un pensiero ci sembrava come abusare della storia di quei luoghi, ci siamo divisi all’interno dei due campi per non influenzarci. Rientrati abbiamo capito che, senza averlo pianificato a priori, ci eravamo mossi nella stessa direzione e che testi e foto si sposavano perfettamente. Entrambi, infatti, avevamo puntato sui concetti di eco, memoria e scorrere del tempo: poteva diventare un progetto».
Infatti due concetti fondamentali distinguono gli scatti fotografici: il movimento e l’eco. Le immagini puntano sul dualismo tra mosso e statico per rappresentare il tempo. Un tempo che si è fermato brutalmente per i deportati del Campo di Concentramento e Sterminio di Auschwitz-Birkenau, ma anche un tempo che scorre inesorabile, fugge via, e spesso cancella i ricordi. Il gioco di movimento e staticità reso negli scatti è quindi una traduzione visiva di un concetto molto più profondo: chi oggi entra nei Campi di sterminio rivive un passato che è ancora vivo, presente, attuale in tutta la sua forza.
L’eco, intesa come grido che si propaga nello spazio e nel tempo, è l’altro concetto tradotto in immagine.
Nuovamente, il gioco tra fermo e mosso rappresenta l’eco che risuona nella vastità dl nulla. Perché Auschwitz, ma soprattutto Birkenau, sorgono in un nulla che per molti ha rappresentato tutto. Per sottolineare la potenza delle urla silenziose dei deportati ogni scatto è accompagnato da una breve frase: un pensiero, talvolta sottointeso, talvolta sarcastico, che non appartiene ad un prigioniero in particolare, ma ad ognuno di loro. Perché di fronte all’orrore, al dolore, all’annientamento le donne, gli uomini, i bambini, i ricchi, i ladri, i poveri, gli Ebrei così come i Rom di Auschwitz Birkenau hanno sicuramente pensato o sussurrato quelle parole. Nelle fotografie le persone non sono protagoniste. La loro presenza è evanescente: si avverte, si intravede solo in alcuni scatti, quasi bisogna cercarla. Il loro compito è ricordare, essere eco di una memoria e di un tempo che tendono a svanire, ma non devono.

Gli scatti
Le opere hanno un “formato panoramico” (cm120x35). Al centro di ogni foto vi è un elemento statico che viene enfatizzato dalle immagini ai lati; queste si ripetono e si sovrappongono per creare l’idea del movimento, del tempo che scorre e dell’eco dei ricordi. Un tecnica particolare adottata da Alessandro Lercara già in altri lavori e che cattura perfettamente la vastità degli spazi di Auschwitz-Birkenau e traduce senza retorica la realtà.

Il concept
Tanto le fotografie quanto i testi di Barbara Odetto vogliono testimoniare in modo creativo una realtà passata, ma ancora viva nella memoria collettiva. Lontano dall’essere una denuncia politica o razziale, la mostra è un momento di riflessione personale di ogni visitatore. Le immagini e le frasi si prestano a molte interpretazioni, legate alla sensibilità e al vissuto di ognuno e vogliono essere uno spunto per riflettere su quanto è accaduto e su quanto potrebbe ancora succedere. L’obiettivo è mantenere vivo il ricordo di un passato relativamente recente, ma che purtroppo sta svanendo perché i suoi testimoni stanno scomparendo. Proprio per questo ognuno di noi deve essere eco e propagare il ricordo, alimentando l’informazione.  

Luoghi

  • Inqubatore Qulturale - Piazza Don Tommaso Alberione, 10078 - Venaria Reale - Italia
             +39 347 1817384

    giovedì e venerdì 15-19, sabato e domenica 10-13 e 15-19

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