01/10/2016  al 03/12/2016

Adi Haxhiaj - Silvia Vendramel, Fragile come una scultura solido come un quadro

A cura di: Testo di Alberto Zanchetta

Adi Haxhiaj - Silvia Vendramel, Fragile come una scultura solido come un quadro
Villa Contemporanea è lieta di presentare Fragile come una scultura solido come un quadro, bi-personale degli artisti Adi Haxhiaj e Silvia Vendramel, a cura di Alberto Zanchetta.
Due artisti di estrazione e formazione molto diverse, con linguaggi e sensibilità differenti che convergono nel tentativo di travalicare i tradizionali confini della pittura e della scultura, rendendo le discipline più sfumate e assimilabili.
Haxhiaj predilige la tecnica pittorica, assumendola alla maniera di un “engramma” su oggetti trovati oppure su tele assemblate che vengono dipinte negli studi di altri artisti. Ibridando la scultura all’assemblaggio e all’installazione, Vendramel presenta invece una serie di vetri soffiati all’interno di metalli che alludono a memorie personali.
Benché si avversino da un punto di vista stilistico, in realtà le loro opere sono accomunate da gesti e reminiscenze che restituiscono una nuova identità alle cose che li circondano.
 
La pittura di Adi Haxhiaj converte gli oggetti in soggetti dotati di vista e memoria. Dopo aver fotografato l’ambiente in cui si trovano gli oggetti di cui ha deciso di appropriarsi, l’artista ricopre parzialmente le “cose” nel tentativo di assimilarle ai “luoghi” d’appartenenza. Le superfici di questi oggetti-soggetti, di queste cose-luoghi, presentano un'imprimitura tradizionale e velature di colori trasparenti che formano una membrana pittorica, una seconda pelle in cui è impressa una memoria: ciò che appare è la realtà delle cose, la visione d'insieme, l'unità organica dell'ambiente che le circondava. La pittura agisce quindi superficialmente, sulla pelle delle cose, come la corteccia per un tronco, come la crosta di sangue coagulato per l'epidermide.
 
I Soffi di Silvia Vendramel sono composti da oggetti domestici dentro i quali il vetro viene soffiato e fatto espandere fino al limite del collasso, generando un dialogo serrato tra vetro e metallo, tra gesto e memoria. Le sculture di Vendramel raggiungono una forma sulla base della imprevedibilità che la soffiatura genera; i vetri colorati avvolgono, distorcono e fondono in sé il metallo fino a creare un connubio indissolubile. La tragicità e la potenza di questa fusione simula una relazione amorosa, un atto di amore ma anche un conflitto che trasformerà irrimediabilmente entrambi gli elementi. Perché ciò che appare lieve in realtà ha un risvolto greve.
 
Scrive Alberto Zanchetta: “Non si inganni chi crede che la pittura sia anoftalmica; nel suo tegumento possiamo trovare una persistenza retinica che Adi Haxhiaj ha saputo cogliere, facendo aderire il contesto all’oggetto che in esso dimorava (ebbene, la pittura non solo ha un corpo, ma ha anche un apparato sensoriale). Né si può credere che la scultura possieda una forma a priori; Silvia Vendramel asseconda infatti la vitalità della scultura, la quale si dilata e si contrae come un respiro che cerca di involarsi nell’etere, ma che viceversa rimane oppresso, zavorrato dai ricordi e delle masserizie che affollano – e forse affossano – la nostra vita.”

Luoghi

  • Villa Contemporanea - Via Bergamo, 20 - Monza - Monza e della Brianza
             039 384963

    orario: mar - sab 15-19 ingresso libero

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