Pizzi Maria

MARIA PIZZI
Laureata in architettura vive e lavora a Soriano nel Cimino e a Roma.
Maria Pizzi inizia il suo percorso artistico come pittrice; la sua pittura, su grandi tele-sculture, sconfina immediatamente attraverso il non-finito e l’informe nel linguaggio teatrale inteso come abbandono dell’identità. Arriva al segno formale della croce aldilà del simbolo e del significato, scomponendo delle grandi croci fatte di materiali leggerissimi in palcoscenico, senza mai arrivare alla performance, ma rimanendo all’interno di linguaggi borderline.
Il “ritorno” al mondo avviene attraverso il mezzo digitale. Le riprese video utilizzano solo realtà fotografate, si parte in seconda e la dimensione fotografica permette una contrazione dello spazio prospettico e di entrare in una realtà che altrimenti sarebbe troppo grande e distante da riprendere. Oltretutto la fotografia non fa distinzione tra la vita e la morte: in fotografia tutti fanno la stessa “bella figura”.
La drammaturgia è affidata alla musica. Il montaggio e le riprese adottano un movimento balbuziente, contratto e non-finito.
Maria Pizzi ha ricevuto critiche positive da diversi curatori e professionisti dello spettacolo, tra cui Achille Bonito Oliva, Felice Farina, Valentina Valentini, Pippo Di Marca, Raffaelle Rinaldi.