Pirrotta Giorgio

italiano di Chiasso, padre siculo, madre ticinese, nato nel 1931, un giovanile ottantenne degli anni 30,  liceo artistico a Milano e corsi di scultura all’Accademia di Brera, artista per vocazione, e pittore autodidatta, senza beneplacito familiare, a 15 anni apprendista grafico alla ricerca d’indipendenza dall’autorità paterna, a 18 regolarmente assunto da un’agenzia pubblicitaria e nel 1955  a Roma quale giovane art director dello Studio Linea . Carriera riconosciuta ed apprezzata che è durata fino al pensionamento, a 65 anni, quando ha potuto infine dedicarsi, non più a singhiozzo, ma interamente, con la dovuta concentrazione, all’attività che gli è stata a cuore dall’adolescenza: la pittura. Una pittura cui è arrivato da autodidatta, iniziando a dipingere con le mani e lamette da barba usate come  spatole, e dedicandosi nel tempo a cicli diversi tutti però riconducibili ad un comune denominatore: la necessità di fermare  sulla tela una particolare emozione, una riflessione, un pensiero legato alla società ed al mondo d’intorno, l’esigenza di esternare . Agli inizi la sua pittura, tecnicamente esemplare per un autodidatta con alle spalle soltanto lo studio della scultura,  potrebbe definirsi post-impressionista, con una particolare attenzione al ritratto, sempre mnemonico, senza necessità di modello in posa:  l’attenzione rivolta soprattutto alla figura umana ed al  personale nucleo familiare dell’artista  che diventa simbolo della famiglia tout court.  Ad un tratto l’individuo  sparisce sostituito dalla massa, una folla condizionata ormai dal potere dell’informazione e della comunicazione di cui sono schiave le nuove generazioni. La sua pittura abbandona il tratto decisamente figurativo per impastarsi in una ricerca che fiuta l’ astrazione finché, attratto l’artista ancora amateur dalla possibilità di esprimersi in maniera diversa,  diventa pittura materica, di materiali riciclati che trasformati dall’uso del collage diventano forme, colori, sensazioni, racconti, a volte anche ricordi e provocazioni.