Messina Vittorio

(Breve biografia ragionata)
Vittorio Messina compie gli studi all’Accademia di Belle Arti e alla Facoltà di Architettura di Roma, città nella quale vive e lavora e dove, alla fine degli anni Settanta, esordisce nello spazio di Sant’Agata dei Goti - punto di incontro e luogo di sperimentazione della giovane arte di quegli anni, con “La Muraglia Cinese”, una mostra articolata intorno all’omonimo testo kafkiano.
Già con la “Muraglia” e con le mostre alla galleria ‘La Salita’ di Roma (1982) e alla galleria Locus Solus di Genova (1983), il lavoro di Messina è orientato verso una forma di scultura ambientale dove scompare progressivamente l’uso di materiali organici e naturali. Così, passando per le mostre alla galleria Minini di Brescia (con Garutti nel 1985), al PAC di Milano, alla mostra ‘Il Cangiante’ curata da Corrado Levi (1986), Messina espone le prime “celle” nel 1986 alla Moltkerei Werkstatt di Colonia e alla galleria Shimada di Yamaguchi (Giappone), veri e propri edifici costruiti con materiali seriali di uso edilizio, di solito autoilluminati con lampade industriali.
Nella sua ricerca l’artista ha elaborato ripetutamente questa iconografia come unità di riferimento, sinonimo della “stanza”, elemento base dell’architettura e in specie dell’edilizia urbana. Dalla metà degli anni Ottanta Messina, utilizzando i materiali e i modi, ha messo in evidenza l’”abuso” consumato dall’arte in rapporto al degrado e alle tematiche ambientali e sociali in atto nelle periferie metropolitane.
Nel 1987, a Palazzo Taverna in Roma (Incontri Internazionali d’Arte), all’interno di un ciclo dove si succedono gli interventi di Maria Nordman, Bruce Naumann e Luca Patella, Messina costruisce una ‘cella’ e pubblica un testo, ‘Paesaggio con luce lontana’, dove affiora la tematica heisenberghiana dell’indeterminazione, già presente peraltro nella mostra ‘Spostamenti sulla banda del rosso’ di Villa Romana (Firenze 1985). Da questo momento il lavoro di Messina si svolge con stringente continuità visionaria nel grande ‘Krater’ esposto alla mostra ‘Europa Oggi’ del Museo Pecci di Prato (1988), nell’installazione totale alla galleria Oddi Baglioni di Roma dello stesso anno, fino alla mostra ‘Aetatis suae’ alla galleria Tucci Russo di Torino (1990), dove uno schermo televisivo fuori sintonia fa da contrappunto a una serie di cinque grandi nicchie, che svolgono con una sorta di ‘scrittura plastica’ il tema della nominazione.
Successivamente, dalla ‘cella’ della galleria Minini di Brescia (1991), a quella del Kunstverein di Kassel (1991) e della galleria Victoria Miro (Londra, 1992), ma anche della ‘Stanza per Heisenberg’ (opera notturna per Edicola Notte, Roma, 1991), come nelle 24 finestre della mostra ‘Lux Europae’ di Edinburgh (1992), fino ai lavori del Castello di Girifalco, Cortona (con Thomas Schutte, 1993), l’opera di Messina si configura, con l’imprevedibilità e il disincanto di un vero e proprio cantiere metafisico. Un’idea, questa, che si sviluppa a partire dagli anni Novanta, nelle mostre al Kunstverein di Dusseldorf, alla Villa delle Rose di Bologna, alla National Galerie di Berlino, al Museo di Erfurt, al Museo di Leeds, fino alle grandi installazioni nei “Dialoghi” (Maschio Angioino e Castel dell’Ovo, Napoli, 2002), integrando una forma di mobilità e di precarietà radicali all’immagine della città come organismo improprio e artificiale. Nella mostra “A village and its surroundings” (H. Moore Foundation, Halifax, 1999) alcune installazioni includono l’uso di film-video nella prospettiva del ‘tableau vivant’, della ‘segnalazione’ e del ‘controllo’. In ‘La discrezione del tempo 1’ (Museo Ujasdovki, Varsavia, 2002) e in “Una città visibile” (chiesa di San Paolo, Modena, 2004), e poi ancora nelle “Cronografie, o della città verticale” (Cavallerizza Reale, Torino, 2006), e in “Momentanea Mens” (DKM Foundation, Duisburg, 2009), lo spazio-tempo dell’habitat umano tende a espandersi ulteriormente, fino alla dilatazione estrema di “Hermes”, un’opera della durata di 72 ore, divisa in 9 “Capitoli”, nata dall’elaborazione di un film di 42 minuti primi, in formato 8 mm del 1970 (Insel Hombroich, 1970/2008). Nelle opere esposte al MACRO (“Eighties are Back”, Roma, 2011) e poi nel confronto con Thomas Schutte alla Villa Massimo (Roma, 2011), Messina rafforza la componente tautologica del suo lavoro e avvia una nuova riflessione sulle forze e le dimensioni dello spazio reale, come nel 2013 al Museo delle antiche Mura Aureliane di Roma, dove si rapporta ancora con un ambiente fortemente segnato dalla storia e dagli eventi.
Nel 2014, con le due grandi mostre al MACRO di Roma e alla Kunsthalle di Goeppingen, sul tema di “Postbabel e dintorni”, i nuovi “Habitat” evocano temi profondi, dove il soggetto della città riemerge come riflessione sull’origine del linguaggio e della stessa forma dell’arte come tensione e portato culturale della comunità umana. Una complessità, questa, che pervade i nuclei plastici di “Teatro Naturale prove in Connecticut” della grande mostra all’Albergo delle Povere di Palermo (Museo Riso, 2016), che segna, insieme all’originario recupero kafkiano, l’impervia proiezione nel sistema della incompiuta modernità della globalizzazione.
 
 
 





----------------------------------------------

Biografia 
Nato a Zafferana Etnea nel 1946, Vittorio Messina, dopo aver terminato gli studi al Liceo Artistico, all'Accademia di Belle Arti e alla facoltà di Architettura di Roma, ha elaborato la propria cifra linguistica a partire dalla fine degli anni Settanta distinguendosi tra i protagonisti della sua generazione. 
A partire dal 1979 ha svolto un'intensa attività espositiva in Italia e soprattutto all'estero. Da segnalare le grandi mostre al Museo di Leeds (1993), al Kunstverein di Düsseldorf (1994), alla Henry Moore Foundation di Halifax(1999), alla Villa delle Rose di Bologna (1994), alla GAM (1999) e alla Cavallerizza Reale di Torino (2oo6), ai Kunstverein di Francoforte e di Kassel, al Museum voor Sierkunst di Gand e alla Neue Nationalgalerie di Berlino (1996). Altrettanto significative le esposizioni presso il Centro de Arte Reina Sofia di Madrid (1990), il Chelsea Art Museum di New York (2003), la China National Academy of Hadzou (2001), il Museum of Art di Seoul (2007), e infine il Museo delle Mura in Roma (2013). 

Ricapitolando 1996-2016
 24/10/2016  al 03/11/2016

Claudio Abate Ennio Alfani Serafino Amato Paolo Assenza Angelo Bellobono Jacopo Benci Aurelio Bulzatti Ennio Calabria Nicola Carrino Lucilla Catania Bruno…

Mostre   
venticinque libri venticinque artisti
 13/10/2016  al 07/12/2016

La mostra intende riunire, in un corpus variegato ma omogeneo, libri d’artista di autori di diverse generazioni e linguaggi. Nel gennaio 2013 è…

Mostre