Maier Vivian

Nata a New York da madre francese e padre austriaco, Vivian Maier (1926-2009) trascorre la maggior parte della sua giovinezza in Francia, dove comincia a scattare le prime fotografie utilizzando una modesta Kodak Brownie. Nel 1951 torna a vivere negli Stati Uniti e inizia a lavorare come tata per diverse famiglie. Una professione che manterrà per tutta la vita e che, a causa dell’instabilità economica e abitativa, condizionerà alcune scelte importanti della sua produzione fotografica. Fotografa per vocazione, Vivian non esce mai di casa senza la macchina fotografica al collo e scatta compulsivamente con la sua Rolleiflex accumulando una quantità di rullini così numerosa da non riuscire a svilupparli tutti. 
Tra la fine degli anni Novanta e i primi anni del nuovo millennio, cercando di sopravvivere, senza fissa dimora e in gravi difficoltà economiche, Vivian vede i suoi negativi andare all’asta a causa di un mancato pagamento alla compagnia dove li aveva immagazzinati. Parte del materiale viene acquistato nel 2007 da John Maloof, un agente immobiliare, che, affascinato da questa misteriosa fotografa, inizia a cercare i suoi lavori dando vita a un archivio di oltre 120.000 negativi. Un vero e proprio tesoro che ha permesso al grande pubblico di scoprire in seguito la sua affascinante vicenda. 
Con uno spirito curioso e una particolare attenzione ai dettagli, Vivian ritrae le strade di New York e Chicago, i suoi abitanti, i bambini, gli animali, gli oggetti abbandonati, i graffiti, i giornali e tutto ciò che le scorre davanti agli occhi. Il suo lavoro mostra il bisogno di salvare la “realtà” delle cose trovate nei bidoni della spazzatura o buttate sul marciapiede. Pur lavorando nei quartieri borghesi, dai suoi scatti emerge un certo fascino verso ciò che è lasciato da parte, essere umano o no, e un’affinità emotiva nei confronti di chi lotta per rimanere a galla.  ---------------------------------------- Vivian Maier (1926-2009) nasce a New York da padre americano e madre francese.
Nel 1932-1933 si trasferisce con la madre a Champsaur in Francia. Nel 1938 rientra negli Stati Uniti e torna in Francia soltanto nel 1950-1951 per mettere all’asta una proprietà di famiglia che le era stata lasciata in eredità. Nel corso di questo soggiorno scatta le sue prime fotografie “francesi”: percorrendo la regione in bicicletta cattura l’anima delle persone che la abitano, i contadini, i bambini, gli anziani con la stessa ossessione per la documentazione e l’accumulo che caratterizza la sua successiva produzione americana e rappresenta una delle chiavi principali della sua poetica.
Tornata a New York, con i soldi ricavati dalla vendita compra una Rolleifleix con la quale viaggiò negli Stati Uniti prima di stabilirsi a Chicago. Qui viene assunta come bambinaia dalla famiglia Ginsburg e dà libero sfogo alla sua passione per la fotografia, sviluppando i negativi e film nel bagno privato che ha a disposizione.
Tra il 1959 e il 1960 compie un lungo viaggio intorno al mondo e come ultima tappa sceglie Champsaur dove continua la documentazione della regione e dei suoi abitanti spostandosi in bicicletta e scattando moltissime fotografie. Negli anni successivi continua a lavorare come bambinaia e a scattare moltissimo, anche a colori, andando a costituire l’enorme archivio scoperto da John Maloof nel 2007. 

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