Koshlyakov Valery

Valery Koshlyakov è nato nel 1962 a Sal’sk, nel territorio del Rostov, dove ha frequentato una fra le più prestigiose Accademia d’Arte della Russia. Nel 1988 ha aderito al movimento “Arte o Morte”, un’associazione che riuniva i giovani artisti di una nuova stagione espressiva. Il nome, che richiama il motto del Che: “Patria o Muerte”, indicava lo spirito rivoluzionario che animava questi giovani protagonisti. Koshlyakov lascia tuttavia presto Mosca, per lavorare tra Berlino e Parigi, dando così l’avvio al suo successo internazionale.
Le sue grandi tele fissano l’immagine di un'intima fragilità, un sofferto stato di ansietà che si fissa nella vuota monumentalità delle rovine classiche. Si alternano simboli di città, di popoli, di epoche: sono gli aspetti visionari di un’arte che non smette di rincorrere l’Utopia, sono memorie e fantasie che confondono la realtà di un paesaggio con il desiderio di un’apparizione. Si tratti del Cremlino o di Notre Dame, del Colosseo o del Pantheon, di Place de la Concorde o di quella del Vaticano, dei frammenti di Pompei o delle architetture staliniane, ciò che ammiriamo sono sempre immagini in perenne bilico fra speranza e realtà. Opere all’apparenza colossali ed eterne nei dipinti di Koshlyakov assumono l’aspetto di meravigliose e fragili macerie. Macerie di grandiose civiltà, dilavate, meglio, ripulite e condotte dall’artista verso la loro vera essenza. Koshlyakov rincorre la fragilità utopica dei sogni artificiali, degli edifici del potere, dell’inevitabile dissolversi di ogni grandezza.
In tale visionaria decadente potenza non poteva mancare l’immagine di Venezia, nella sua delicata e frangibile bellezza, contrappunto ideale per alcuni dei suoi ultimi grandi lavori.