Cambellotti Duilio

Il poliedrico artista Duilio Cambellotti nasce a Roma nel 1876. 
Il suo lungo percorso artistico lo ha visto protagonista nelle arti plastiche della scultura, pittura, scenografia teatrale, ceramica, illustrazione editoriale, architettura e design, sperimentate di volta in volta con la stessa forza espressiva verso il mondo del lavoro, la terra in particolare. 
L’impegno assunto a favore delle scuole rurali dell’agro romano, l’insegnamento all’Accademia di Belle Arti, nelle scuole di ceramica di Civita Castellana e in quella Comunale del San Michele, la collaborazione con l’Umanitaria e l’Opera nazionale combattenti, la Biennale di Monza, l’esperienza di innovatore nelle illustrazioni dei libri per l’infanzia e nella grafica, sono tutti passaggi, conseguenti e intrecciati l’uno all’altro, tali da formare quel personale cammino artistico che sfocia nei lavori destinati all’Acquedotto Pugliese come frutto della maturità artistica. 
La sua attività di scenografo e costumista per il teatro inizia nel 1905, un’esperienza che lo accompagna per quarant’anni tra il Teatro Stabile e l’Opera di Roma, il teatro all’aperto di Ostia antica e il Teatro Greco di Siracusa, realizzando alcuni spettacoli memorabili come “La Nave” di Gabriele D’Annunzio del 1907. 
Nel 1908 ha inizio l’importante esperienza legata alla rivista di taglio modernista “La Casa”, che rappresenta in ambito romano un reale tentativo di rinnovamento dell’arte e dell’architettura. Da questa esperienza nascono i progetti e le decorazioni dei villini romani Bellacci (1908), Vitale (1910), Pallottelli (1922) e De Grossi a Castelgandolfo (1915) e prende il via un vitale sodalizio tra il gruppo di artisti legati a “La Casa” e il maestro vetraio Cesare Picchiarini. 
Nel 1917 inizia a lavorare nel cinema, realizzando scenografie, costumi e cartelloni per il film “Frate Sole”, “Gli ultimi giorni di Pompei” (1926), “La corona di ferro” (1941) e “Fabiola” (1949), un’esperienza che si concluderà nel 1948 con gli studi per i movimenti di scena del film “Il cielo sulla palude” di Augusto Genina. 
Nel 1926 interviene per la prima volta nella decorazione di un edificio pubblico decorando le Sale delle bandiere a Castel Sant’Angelo a Roma, a cui seguono la decorazione e gli arredi della Sala del consiglio dell’Istituto Eastman (1933), quelli per il Palazzo dell’Acquedotto Pugliese di Bari (1930-1934), della Prefettura di Ragusa (1933) e la Sala consiliare della Prefettura e l’Aula del Palazzo di Giustizia a Latina (1934-1936). 
Muore a Roma nel 1960.